Matematica alla cinese
Matematica alla “cinese”
È esperienza comune agli insegnanti di matematica di ritrovarsi ad essere “il tramite” comunicativo fra studenti cinesi appena arrivati e il mondo. Ragazzi che non sanno chiedere dove si trovano i servizi, o non sanno neanche salutare in italiano, partono dal loro banco e comprendono e risolvono alla lavagna esercizi che i compagni italiani eseguono a volte con difficoltà o spesso con tempi molto più lunghi. È perché i numeri sono universali? Forse sì, fatto sta che quando la matematica ha bisogno di utilizzare linguaggi naturali e non solo simboli, occorre il tempo per imparare i termini in italiano e poter tradurre i ragionamenti in un italiano comprensibile e per lo più fortemente settoriale. Rimane comunque il fatto che la superiorità nell’acquisizione delle competenze legate alla matematica si manifesta in modo evidente solo con i ragazzi scolarizzati in Cina per lungo tempo.
Questo pre-giudizio positivo sulle elevate compentenze matematiche degli studenti cinesi neo arrivati è molto diffuso, tanto che una collega non riusciva a capacitarsi dei risultati solo sufficienti o negativi di due alunni. A quel punto, mettendo in atto indagini socio-sanitarie, si scoprì che il ragazzo che non andava oltre la sufficienza era vittima di una dipendenza da computer che non gli permetteva di concentrarsi al là del suo interesse esclusivo; e l’altro ragazzo invece soffriva di evidenti disturbi di apprendimento.
In conclusione: la didattica della matematica in Cina è straordinariamente efficace, per cui solo chi ha problemi seri non riesce ad apprendere oppure, rispolverando l’ipotesi Sapir – Whorf, la struttura peculiare della lingua e scrittura cinese favorisce lo sviluppo di una visione del mondo particolarmente affine alla logica matematica, facilitando l’acquisizione delle competenze relative.